Ser Grimaldo chierico e notaio, ser Lando suo nipote e fra Grimaldo Servo di Maria

Questa è una breve storia di atti di personaggi che nel medioevo ebbero un legame con Santa Maria dei Servi e con l’ambiente religioso di Firenze. Uno di loro, ser Grimaldo di Compagno da Pesciola (Vicchio in Mugello), fu un affermato notaio e un chierico che trascorse il tempo finale della sua vita in qualità di familiare – s’intende come ospite – nell’ospedale dei Chierici di Firenze, caritatevole istituzione allora amministrata dalla Società dallo stesso nome.
In una “domo” nella sede, il 25 novembre 1320 fece scrivere dal collega ser Francesco di Vermiglio Caccialupi di San Cresci di Valcava il suo testamento, facendovi inserire varie e minuziose disposizioni.
Volle innanzitutto essere sepolto nell’ospedale suddetto, e che al suo funerale partecipassero i preti della Società, i frati Servi di Maria e i frati di San Marco. A ciascuno degli intervenuti dovevano essere corrisposti due soldi e mezzo per la celebrazione del suffragio e della settima.
Ai cappellani dell’ospedale, a ser Salvi familiare e a Giovanni Battista “famulo” (servitore) invece dispose di pagare altre somme di denaro. Ma dei lasciti ebbero anche l’ospedale di Santa Maria Nuova, analoghe istituzioni cittadine, i preti di alcune parrocchie, la Società di Orsanmichele, e i frati di San Marco “di Cafaggio”, quelli di Santa Caterina e i Predicatori. Volle inoltre far dare altre somme ai frati dei Servi di Maria considerati amici: Giovanni da “Castro” (15 lire), Simone da “Montegivoni” (2 lire), e Iacopo Nero, Angelo da Trebbio, Giovanni di Pesce, Iacopo di Paradiso († 1323), Adimari († 1321) e Forte (tutti con 10 soldi ciascuno).
Con la stessa scrupolosa attenzione si occupò pure delle persone a lui vicine: servitori, lavoratori, donne che ebbero doni in denaro, in oggetti anche di vestiario.
Nominò quindi erede universale dei suoi beni il nipote ser Lando di Ugolino di Compagno da Pesciola, dimorante a Firenze nella parrocchia di San Lorenzo, e volle che, con Guernerio, figlio della figlia defunta Bonina, avesse in parti uguali i suoi libri: “statutam, codecem, florem et auroram et summam cum volumine ipsius et omnes alios libruncholos suos pertinentes ad gramaticham”. Al diciottenne fratello Paolo, figlio di Bonina, lasciò invece il suo breviario e la “summa Ramundi”.
Dopo altri legati di piccolo e vario importo a persone conosciute e frequentate, nominò il nipote ser Lando suo esecutore testamentario e gli associò nel compito il priore pro tempore dei Servi di Santa Maria.
Furono presenti al rogito proprio i frati amici: Paolo priore, Giovanni di Pesce, Iacopo di Paradiso, Iacopo da “Camporeggio”, Enrico da Firenze e Simone del Sere, unitamente al laico Ciandro del fu Arrigo setaiolo del popolo di San Michele Visdomini.
Ser Grimaldo morì il 29 novembre 1320 e l’anno dopo, per quanto riguardava il testamento, ci fu un secondo scritto rogato nella chiesa di Santa Maria dei Servi da Forese di ser Tano da Luco.
Il priore del momento era fra Simone del Sere, subentrato a fra Paolo Gucci, ora provinciale di Toscana. Per l’impegno di esecutore testamentario associato, fra Simone ricevette sei staia di grano, mentre un podere “in Plano Fontevive”, lasciato ai frati da ser Grimaldo, veniva fatto amministrare da ser Lando.
Erano presenti al rogito fra Matteo, fra Iacopo di Paradiso e Vitale di Salvetto familiare del convento.
Nel 1327, infine, si compì un ulteriore passo nella definizione dell’eredità, tramite una terza pergamena scritta sempre nella chiesa dei Servi, alla presenza questa volta dei frati Lotto di Lapo Alfani, Giovanni di Donato, Francesco di Iannino e soprattutto di “Guernerius qui hodie frater Grimaldus vocatur” (Guerniero che oggi è chiamato frate Grimaldo).
Fra Grimaldo e i fratelli Grimaldo (sic), Paolo, Filippo e Zenobio figli di Cenni del fu Ventura del popolo della pieve di San Cresci di Valcava (e della Bonina sopra citata), consenziente il loro padre, nella carta furono d’accordo nel rifiutare, rimettere e non chiedere più a ser Lando, erede e esecutore testamentario di ser Grimaldo, “patrui sui” (suo zio), masserizie, libri, bestie, frutti e cose lasciate dal nonno che potevano esigere e avere dal testamento ...

I notai ser Grimaldo e ser Lando da Pesciola, a ben leggere anche solo i regesti delle carte dell’Archivio di Stato di Firenze da loro rogate, non appaiono solo parenti uniti dall’affetto dovuto al vincolo di sangue: furono anche soci nel lavoro e il loro nome e segno si trovano insieme negli atti notarili di ospedali fiorentini e di conventi come San Frediano in Cestello (1306) o Santa Maria dei Servi (una procura del 1316 e due professioni di frati lo stesso anno).
Da qui la grande fiducia accordata dallo zio al nipote con la nomina a erede e esecutore testamentario.
Anche Guernerio-frate Grimaldo di Cenni, entrato nell’Ordine dei Servi di Maria verso il 1322, fu una notevole personalità tra i religiosi del tempo.
Ebbe l’incarico di camarlingo alla costruzione delle mura del comune di Firenze e fu avversario nel 1339 del priore generale fra Pietro da Todi, per questioni di governo legate in qualche modo alle guerre fra guelfi e ghibellini – non ancora studiate in modo esaustivo –. Fu anche provinciale di Toscana dal 1348 al 1350 e priore del convento fiorentino nel 1353, due anni prima della sua morte avvenuta nel 1355.

Paola Ircani Menichini, 2 dicembre 2022.
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